Puglia: a Bari pronto soccorso in affanno ma il Covid Hospital resta parzialmente inutilizzato
di Vincenzo Rutigliano “Non vi è più la possibilità di ventilare i pazienti perchè non ci sono più bocchettoni disponibili per l’ossigeno, non ci sono più posti letto nè barelle” e al direttore del dipartimento di emergenza del San Paolo di Bari, Guido Quaranta, non è rimasto ieri che scrivere alla centrale operativa del 118 per annunciare la «sospensione degli accessi», per 48 ore.
Data:
23 Marzo 2021
di Vincenzo Rutigliano
“Non vi è più la possibilità di ventilare i pazienti perchè non ci sono più bocchettoni disponibili per l’ossigeno, non ci sono più posti letto nè barelle” e al direttore del dipartimento di emergenza del San Paolo di Bari, Guido Quaranta, non è rimasto ieri che scrivere alla centrale operativa del 118 per annunciare la «sospensione degli accessi», per 48 ore. Non è il solo pronto soccorso in sofferenza. Lo sono quasi tutti in Puglia, come per il Policlinico di Bari. Una situazione complessa con aspetti paradossali perché il blocco degli accesi nel pronto soccorso avviene mentre rimane ancora parzialmente utilizzato il Covid hospital allestito nei padiglioni della fiera del Levante, al costo di 110.000 euro di canone al mese, con i suoi 102 posti letto attivi.
A due mesi dall’ inaugurazione, avvenuta il 16 gennaio, la struttura infatti ha cominciato a riempirsi solo da qualche giorno non con nuovi pazienti, ma con quelli trasferiti dal Policlinico di Bari, provenienti sia dai reparti di rianimazione, di terapia intensiva pneumologica e di nefrologia Covid, che direttamente dal Pronto Soccorso. Dunque solo una quarantina sui 102 posti letto attivati nella struttura rispetto ai 152 realizzati, e dislocati su 15.000 mq. di superficie.
Il ritardo nell’avvio operativo della nuova struttura, costata finora 18,9 milioni di euro – e per questo la Procura della Repubblica indaga e nei giorni scorsi ha fatto sequestrare dalla guardia di Finanza atti e documenti nella sede della regione – denuncia il suo difetto di origine, ovvero il non aver previsto, contemporaneamente alla sua realizzazione, le risorse umane necessarie al suo funzionamento. La soluzione non è nel trasferimento di ulteriori reparti di rianimazione e di pneumologia, per esempio anche dall’altro ospedale barese, il San Paolo, “perchè – come denuncia Piero Albenzio, segretario Fials di Bari – il compito dell’ospedale in Fiera è aumentare il numero dei posti letto disponibili, non sostituire quelli già esistenti”. Non solo: vi è anche il tema della disponibilità di personale che tuttora manca. I 102 posti letto attivabili richiedono, infatti, 347 unità diventati 370 dopo l’accordo tra direzione generale del Policlinico e sindacati medici che lamentano, in particolare, la carenza di medici rianimatori.
E allora la soluzione più rapida, in vista della terza ondata, sarebbe stata l’implementazione dei posti letto nei presidi esistenti con piccoli incrementi di personale, destinando semmai le risorse del Covid Hospital al potenziamento dei tamponi e delle pratiche di contact tracing, all’assistenza domiciliare, alla telemedicina, al telemonitoraggio dei parametri vitali dell’organismo nei soggetti positivi in isolamento domiciliare, alla ventilazione non invasiva a domicilio, riducendo così proprio l’ospedalizzazione.
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Ultimo aggiornamento
23 Marzo 2021, 21:12
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