Covid/ Locatelli: una terza dose è ragionevole prevederla, si valuta da 10 mesi in poi
di Ernesto Diffidenti “Una terza dose di vaccino è ragionevole che debba essere fatta.
Data:
19 Maggio 2021
di Ernesto Diffidenti
“Una terza dose di vaccino è ragionevole che debba essere fatta. Non è compiutamente stimabile quando dovrà essere somministrata e l’incertezza è legata al fatto che i periodi di osservazione sono ancora limitati. Si valuta, tuttavia, dai dieci mesi in su, perché è questo il periodo nel quale dovrebbe mantenersi la protezione da Sars-Cov-2 ma solo il tempo ci dirà se potrà essere prolungato ulteriormente”. Lo ha detto Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico nel corso di un’audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato sottolineando che l’immunità conferita da Sars-Cov-2, per chi ha contratto la malattia, “dura alcuni anni”.
Per Locatelli le differenti decisioni delle Regioni sul prolungamento della seconde dose “non ha motivo di esistere perché il verbale del Cts era molto chiaro nell’indicazione fino a 42 giorni e sul mantenimento dei 21 giorni per i pazienti immunodepressi”.
“Raccomandare un prolungamento nella somministrazione della seconda dose nella sesta settimana, tra 35 e 42 giorni, per i vaccini a mRna – ha spiegat o – trova il suo razionale nel fatto che la seconda dose entro 42 giorni è stata riportata nel dossier fornito dalle aziende all’Ema e soprattutto non inficia l’efficaca delle risposta immunitaria, inoltre la prima somministrazione già conferisce protezione dallo sviluppo della malattia Covid”. Una scelta, secondo Locatelli, suggerita anche da uno scenario in cui c’è la necessità per la sanità pubblica del Paese “di coprire il maggior numero di soggetti possibili, nel minor tempo possibile”. In questa direzione c’è stato anche un confronto con il generale Figliuolo che ha stimato che l’allargamento dell’intervallo fra prima e seconda dose “avrebbe incrementato fino a 3 milioni il numero di soggetti che entro maggio potevano ricevere la prima dose”. In ogni caso, Locatelli ha messo in luce quello che è accaduto negli altri Paesi “dove gli eventi fatali con l’allungamento dei tempi di somministrazione sono diminuiti”.
Dal canto suo il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini, rispondendo alle domande in audizione in Commissione Sanità del Senato ha ribadito che il vaccino Johnson&Johnson “è un vaccino a dose singola e resta tale. Il richiamo, come per gli altri vaccini, lo valuteremo dopo 9-12 mesi, a cadenza annuale. Nel prossimo inverno valuteremo per tutti i vaccini, in base alla circolazione del virus o se ci saranno varianti, la necessità di una nuova somministrazione”.
Per Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la salute dell’Emilia Romagna e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, va fatto un tentativo di uniformarsi a 35 giorni per la somminsitrazione della seconda dose dei vaccini a mRna”. “Le Regioni si stanno orientando a 35 giorni – ha detto nel corso dell’audizione al Senato – e mi sembra una tendenza da consigliare alla Conferenza delle Regioni per una definizione più uniforme”.
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Ultimo aggiornamento
19 Maggio 2021, 20:18
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