World Health Statistics 2021. Oms: “Il Covid è diventato una delle principali cause di morte e i decessi reali sono almeno il doppio se non il triplo di quelli accertati”

Presentato oggi a Ginevra il rapporto annuale dell’Oms con i principali dati sulla salute della popolazione mondiale.

Data:
21 Maggio 2021

World Health Statistics 2021. Oms: “Il Covid è diventato una delle principali cause di morte e i decessi reali sono almeno il doppio se non il triplo di quelli accertati”

Presentato oggi a Ginevra il rapporto annuale dell’Oms con i principali dati sulla salute della popolazione mondiale. Quest’anno il report è ovviamente segnato dalla pandemia che ha toccato, seppur in misura diversa, tutto il pianeta. Europa e America le regioni più colpite dove si sono verificati rispettivamente il 34% e il 48% dei decessi a livello globale. IL RAPPORTO.

21 MAG – L’Oms ha diffuso oggi il suo rapporto sulle statistiche di salute il “Global Heath Statistics 2021” che ogni anno raccoglie i principali dati sanitari mondiali.
 
Quest’anno il rapporto è ovviamente segnato dalla pandemia Covid che ha rappresentato un evento inatteso quanto devastante che coinvolto, anche se in misura diversa, tutto il pianeta.
 
Al 1 maggio sono stati segnalati all’OMS oltre 153 milioni di casi confermati di COVID-19 e 3,2 milioni di decessi correlati. La regione delle Americhe e la regione europea sono state le più colpite, facendo registrare al loro interno oltre tre quarti dei casi segnalati a livello globale, con i rispettivi tassi di casi per 100.000 abitanti di 6.114 e 5.562 e quasi la metà (48%) di tutti i decessi COVID-19 nella regione delle Americhe e un terzo (34%) nella regione europea.
 
Dei 23,1 milioni di casi segnalati fino ad oggi nella regione del sud-est asiatico, oltre l’86% è invece attribuito all’India. Nonostante l’ampia diffusione del virus, fino ad oggi i casi di COVID-19 sembrano concentrarsi prevalentemente nei paesi ad alto reddito. I 20 paesi di questa fascia più colpiti raccolgono quasi la metà (45%) dei casi cumulativi di COVID-19 nel mondo, ma rappresentano solo un ottavo (12,4%) della popolazione globale.
COVID-19 è diventata comunque una delle principali cause di morte, causando indirettamente anche un numero considerevole di decessi aggiuntivi a livello globale, regionale e nazionale e ha inevitabilmente accorciato l’aspettativa di vita in molti paesi, con un impatto a lungo termine ancora sconosciuto.

Le stime preliminari dell’OMS suggeriscono che il totale globale di morti in eccesso attribuibili a COVID-19, sia direttamente che indirettamente, ammonta ad almeno 3 milioni nel 2020 ovvero ben 1,2 milioni di morti in più rispetto agli 1,8 milioni di decessi globali per COVID-19 segnalati l’anno scorso.

Una stima che ha fatto dire a Samira Asma, vicedirettore generale dell’Oms parlando con i giornalisti a Ginevra nel corso della presentazione del rapporto, che le persone morte direttamente o indirettamente a causa del Covid “sono almeno il doppio, il triplo di quelle ufficiali”.

Ma l’Oms sottolinea che indipendentemente dalla pandemia, le disuguaglianze esistenti, sia all’interno dei paesi che tra i paesi, impediscono interventi adeguatamente mirati in campo sanitario. Nonostante i recenti guadagni di salute globale, le persone in tutto il mondo continuano ad affrontare una complessa miscela di minacce interconnesse per la loro salute e il loro benessere. Molte di queste minacce sono radicate nelle disuguaglianze sociali, politiche, economiche e di genere e in altri determinanti della salute.

Del resto è anche vero che proprio il COVID-19 ha permesso di puntare i riflettori su queste disuguaglianze e sull’importanza di utilizzare dati tempestivi e di alta qualità per affrontarle. Uno dei principali vantaggi dei dati disaggregati, in particolare i dati suddivisi per reddito, sesso ed età, è che possono rivelare queste disuguaglianze più profonde e invisibili.

Aspettativa di vita e aspettativa di vita in buona salute
La popolazione mondiale continua a vivere più a lungo e vivere più anni in buona salute. Tra il 2000 e il 2019, l’aspettativa di vita globale alla nascita è aumentata da 66,8 anni nel 2000 a 73,3 anni nel 2019 e l’aspettativa di vita in buona salute è aumentata da 58,3 anni a 63,7 anni. Nonostante la condivisione di tendenze in aumento simili, i due indicatori risultano comunque più elevati tra le donne rispetto agli uomini e in ogni caso appaiono in relazione al livello di reddito delle popolazioni dei diversi Paesi.

Anche se, proprio per il forte gap esistente tra “ricchi e poveri” oggi si registra un miglioramento più marcato (+11 anni in aspettativa di vita e +5 in buona salute) proprio tra i paesi più poveri, soprattutto grazie ai notevoli progressi compiuti nella riduzione della mortalità tra i bambini sotto i 5 anni di età negli ultimi 20 anni.

Le principali cause di morte nel mondo
Grazie a continui sforzi globali, continuano a verificarsi progressi significativi, in particolare nella riduzione del numero di decessi causati da condizioni trasmissibili, materne, perinatali e nutrizionali.

D’altra parte questi progressi (in particolare tra i bambini sotto i 5 anni di età) hanno portato a uno speculare incremento della quota globale di decessi per malattie non trasmissibili che è passata dal 60,8% nel 2000 al 73,6% nel 2019.

Tra i fattori determinanti del calo delle morti per malattie trasmissibili c’è il grande progresso nelle terapie contro alcune malattie come l’Hiv-Aids e la tubercolosi che ormai non figurano più tra le prime 10 cause globali di morte nel 2019.

Tanto che nello stesso anno sette delle prime 10 cause di morte sono malattie non trasmissibili rispetto alle quattro presenti tra e prime 10 cause nel 2000.

La tubercolosi rimane comunque la principale causa di morte al mondo per un singolo agente infettivo. A livello globale, si stima che 10 milioni (intervallo, 8,9-11 milioni) di persone si siano ammalate di tubercolosi nel 2019, un numero che è diminuito molto lentamente negli ultimi anni ma non abbastanza velocemente da raggiungere la pietra miliare del 2020 di una riduzione del 20% tra il 2015 e il 2020.

Le nuove infezioni da HIV sono state ridotte del 40% dal picco nel 1998. Nel 2019, circa 1,7 milioni di persone sono state recentemente infettate dall’HIV, più di un milione in meno rispetto al 1998. Tuttavia, questo è lontano dal traguardo globale del 2020 inferiore a 500 000 nuove infezioni.

Il tasso di mortalità per malaria è stato più che dimezzato: da 25 decessi per 100.000 abitanti a rischio nel 2000 a solo 10 per 100.000 abitanti a rischio nel 2019. Il numero totale di decessi per malaria nel mondo è sceso da 736.000 nel 2000 a 409.000 nel 2019.

Un progresso notevole, tuttavia, la riduzione del 18% del tasso di mortalità per malaria nel 2019 rispetto al 2015 è ben lungi dall’essere il traguardo di una riduzione del 40% entro il 2020 e ancora lontanissimi dal traguardo di una riduzione di almeno il 90% entro il 2030.

L’andamento dei decessi dovuti alle quattro principali malattie non trasmissibili (cancro, malattie cardiovascolari, diabete e malattie respiratorie croniche in tutte le età) è stato determinato da diversi cambiamenti nelle regioni nel 2000-2019.

A livello globale, il calo maggiore della mortalità è stato osservato per diabete e malattie croniche respiratorie, con un calo del 37% in tutte le età, seguito da quello per malattie cardiovascolari e cancro rispettivamente del 27% e del 16%.

La mortalità prematura globale per malattie non trasmissibili – misurata dalla probabilità di morire di una delle quattro principali malattie non trasmissibili di età compresa tra 30 e 70 anni – è scesa di oltre un quinto dal 22,9% nel 2000 al 17,8% nel 2019.

C’è stata anche una diminuzione costante della mortalità per suicidio, omicidio, avvelenamento accidentale e morti per incidenti stradali dal 2000.

A livello globale, il 63% dei decessi per avvelenamento involontario e il 69% dei decessi per suicidio si sono verificati tra ragazzi e uomini. Questa disuguaglianza è ancora maggiore per i morti per incidenti stradali e gli omicidi: il 75% e l’80% dei decessi nel mondo nel 2019 sono stati uomini e ragazzi.

Nel complesso, gli uomini corrono un rischio maggiore di morire a causa di lesioni. Nel 2019, gli uomini rappresentavano il 66% dei decessi per lesioni non intenzionali (contro il 34% delle donne) e il 73% dei decessi per lesioni intenzionali (contro il 27% delle donne).

La pandemia minaccia di far deragliare i progressi compiuti in salute
Dati di salute, quindi, in progressivo miglioramento ma, questa l’amara conclusione dell’Oms, dal 2020, la pandemia COVID-19 minaccia di far deragliare i progressi compiuti verso gli obiettivi di salute sostenibili fissati dalla Nazioni Unite nel 2015.

E del resto un altro elemento è emerso con chiarezza: “Nessun paese del mondo si è dimostrato in grado di affrontare una pandemia di tale portata e impatto”.

21 maggio 2021
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Ultimo aggiornamento

21 Maggio 2021, 21:04

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