La rete dei punti nascita italiani tra le migliori in Europa
di Fabio Mosca *S L’Italia è tra i Paesi al mondo dove si nasce meglio, con tassi di mortalità neonatale bassissimi (2,1 rispetto a 2,9 della Germania, 2,6 della Danimarca, 2,7 dell’Olanda e 2,9 dell’Inghilterra, per mille nati vivi, dati Eurostat 2018).
Data:
12 Ottobre 2021
di Fabio Mosca *S
L’Italia è tra i Paesi al mondo dove si nasce meglio, con tassi di mortalità neonatale bassissimi (2,1 rispetto a 2,9 della Germania, 2,6 della Danimarca, 2,7 dell’Olanda e 2,9 dell’Inghilterra, per mille nati vivi, dati Eurostat 2018). Certo esistono ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto per ridurre il divario tra i tassi di mortalità neonatale al Nord e Centro Italia rispetto al Sud Italia e alle isole, ma la rete dei nostri punti nascita è tra le migliori in Europa.
Per attivare dei percorsi di miglioramento organizzativo e assistenziale, cogliendo e mettendo in luce le varie criticità, soprattutto tra le diverse regioni, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha realizzato il Libro bianco della neonatologia 2019, che ha fornito una “fotografia” dell’organizzazione delle cure neonatologiche e perinatologiche in Italia e numerose survey conoscitive, che hanno consentito di disporre di un patrimonio di conoscenze di fondamentale importanza per orientare le scelte future di Istituzioni e professionisti del mondo sanitario.
Alla base del Libro Bianco c’è la consapevolezza che la conoscenza delle caratteristiche dei reparti di Neonatologia è indispensabile per valutarne i punti di forza e di debolezza rispetto agli standard riconosciuti e per pianificare, di conseguenza, le possibili azioni di miglioramento.
Attraverso un questionario molto articolato, inviato ai responsabili delle Neonatologie italiane, sono stati analizzati alcuni degli aspetti strutturali ed organizzativi più rilevanti di questi reparti: la dotazione di posti letto, la dotazione di personale medico ed infermieristico in relazione al numero di posti letto, il livello di complessità assistenziale, le politiche di accesso dei genitori ai reparti, la disponibilità di servizi diagnostici e di tecnologie, la tipologia di trattamenti disponibili. L’ultima parte del questionario è stata, infine, dedicata alle caratteristiche organizzative relative al lavoro di equipe ed agli aspetti formativi e motivazionali degli operatori.
L’indagine ha evidenziato che nel 2019 erano attivi sul territorio nazionale 411 punti nascita con questa distribuzione geografica: 172 al Nord, 79 al Centro e 160 al Sud ed Isole. Di questi sono 118 i punti nascita dotati di Terapia Intensiva Neonatale (TIN), di cui 44 (37%) al Nord, 21 (18%) al Centro e 53 (45%) nel Sud ed Isole.
Hanno risposto al questionario 203 reparti pari al 49% del totale, di cui 101/172 (58%) al Nord, 48/79 (61%) al Centro e 54/160 (34%) al Sud ed Isole. Dei centri che hanno risposto 96 (47%) sono dotati di TIN e 107 (53%) ne sono privi.
Il numero medio di parti nei punti nascita è stato uguale a 1087, tuttavia, 18 centri (9%) hanno riportato <500 parti, 80 centri (39%) >500-999 parti, 66 centri (33%) hanno riportato 1000-1999 parti, 18 centri (9%) 2000-2999 parti ed, infine, solo 11 centri (5%) hanno riportato >3000 parti. I centri TIN con <500/anno nati sono risultati il 16% al Nord, il 19% al Centro ed il 32% al Sud e Isole.
L’esame dei risultati evidenzia come spesso il volume dei nati Very Low Birth Weight (VLBW) sia minore rispetto agli standard organizzativi riconosciuti a livello nazionale ed internazionale e ciò potrebbe influenzare negativamente l’outcome dei pazienti assistiti nei centri più piccoli.
Le dotazioni strumentali per il trattamento dei neonati ricoverati in TIN e la disponibilità di servizi diagnostici e di consulenza sono risultati complessivamente buoni e non hanno evidenziato rilevanti differenze tra le diverse aree del nostro paese. Tuttavia, molto rimane da fare per quanto riguarda l’accessibilità dei genitori ai reparti e la loro apertura h24, soprattutto al Centro (56% dei centri TIN con accesso libero H24) e Sud Italia ed Isole (34%) rispetto al Nord (88%) e sul fronte della digitalizzazione, in particolare per la diffusione delle cartelle cliniche informatizzate, molto deficitaria.
La SIN ha appena portato a termine anche un altro importante progetto, gli “Standard Organizzativi per l’Assistenza Perinatale”, coordinati dal Dott. Rinaldo Zanini, che ha visto la partecipazione delle principali società scientifiche dell’area materno infantile: la Società Italiana di Pediatria (SIP), l’Asso¬ciazione Ostetrici e
Ginecologi Ospedalieri Italiani (SIGO), l’Associazione Ospedaliera Ginecologi e Ostetrici Italiani (AOGOI), l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), la Federazione Nazionale Ordini Provinciali Ostetriche (FNOPO), la Fede¬razione Nazionale Ordini Provinciali Infermieri (FNOPI) e l’Associazione Vivere Onlus, in rappresen¬tanza dei genitori. Sono stati coinvolti come partner anche l’Università di Parma (Cattedra di Economia Aziendale), il Politecnico di Milano (Dipartimento Gestionale) e l’Università Bicocca di Milano (Cattedra di Statistica Medica).
L’obiettivo è stato quello di revisionare d aggiornare gli standard organizzativi dell’assistenza perinatale, in termini di risorse umane, strutturali e tecnologiche, con un approccio finalizzato prioritariamente alla maggior sicurezza possibile della diade madre/neonato.
Questo volume costituisce un prezioso contributo di conoscenza, uno strumento utile per chiunque, professionista che opera nell’ambito sanitario o decisore politico, desideri utilizzare un approccio all’assistenza perinatale partendo da solide basi culturali, per migliorare la nostra già buona offerta sanitaria.
Sono sicuro che, con questi nuovi standard di riferimento, potremo perseguire e proseguire nel nostro obiettivo prioritario di garantire la maggior sicurezza possibile della diade madre/neonato nella nostra rete di punti nascita.
* Past President Società italiana di Neonatologia (Sin)
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Ultimo aggiornamento
12 Ottobre 2021, 21:10
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