Covid, barriere alzate contro la nuova variante dell’Africa del Sud. L’Oms la dichiara “preoccupante” e la chiama Omicron
di Barbara Gobbi Si aggiunge anche il Malawi alla lista di Paesi oggetto della nuova ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni sia stato in aree dove sia presente la nuova variante B.
Data:
27 Novembre 2021
di Barbara Gobbi
Si aggiunge anche il Malawi alla lista di Paesi oggetto della nuova ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni sia stato in aree dove sia presente la nuova variante B.1.1.529, del virus Sars-CoV-2. Gli altri paesi, annunciati solo poche ore prima dal ministro, sono Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. L’obiettivo è seguire la strada della «massima precauzione», mentre gli scienziati studiano la nuova mutazione del virus.
E anche la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha annunciato di aver proposto agli Stati membri di decidere lo stop degli arrivi dal Sudafrica e dai Paesi in cui si sta diffondendo l’ultima variante nota del Covid-19. La Ue – dove il primo caso è stato isolato in Belgio – secondo la valutazione della Commissione deve «attivare il freno di emergenza» per evitare il diffondersi della variante che presenta oltre 30 mutazioni. Von der Leyen ha detto che la Commissione prende «le notizie sulla nuova variante molto seriamente, sappiamo che le mutazioni possono portare a una diffusione in tutti il mondo in pochi mesi. È importante che nella Ue tutti agiscano molto velocemente, in modo deciso e unito». Il freno di emergenza riguarda i Paesi dell’Africa del sud. La sospensione dei viaggi (dunque dei voli) da quell’area durerà «fino a quando non avremo una chiara comprensione del pericolo di questa nuova variante; chi ritorna da quell’area dovrà rispettare rigide misure di quarantena». La variante B.1.1.529 del Covid-19 che si sta diffondendo in Sudafrica e Botswana è considerata fonte di «preoccupazione» da parte dell’Agenzia Ue Ecdc, che l’ha inserita nella lista di cui fanno parte altre varianti per le quali ci sono «prove chiare che indicano un impatto significativo sulla trasmissibilità, gravità e/o immunità che potrebbe avere un effetto sulla situazione epidemiologica nella Ue e nello Spazio economico europeo. L’evidenza combinata genomica, epidemiologica e in vitro implicano (di avere) come minimo una fiducia almeno moderata». Le altre varianti che appaiono nell’elenco di quelle che preoccupano sono Beta (osservata per la prima volta in Sudafrica), Gamma (Brasile) e Delta (India). Giovedì l’Ecdc aveva indicato di considerare la B.1.1.529 una variante solo oggetto di «interesse» avendola collocata nella lista di varianti che «potrebbero» avere un impatto significativo e per la quale l’evidenza era solo «preliminare o associata a maggiore incertezza.
Di tutt’altro avviso, ma solo all’inizio, l’Oms: subito prima della von der Leyen aveva invitato i Paesi a «basarsi sulla scienza» e a non affrettare i blocchi dei Paesi dove la variante risulta presente. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva stimato in alcune settimane il tempo necessario per comprendere il livello di trasmissibilità e virulenza della nuova variante B.1.1.529 e di primo acchito aveva consigliato ai Paesi di non limitare i viaggi. Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità, responsabili del monitoraggio degli sviluppi del virus Covid, si sono poi incontrati per stabilire se la variante debba essere classificata come “preoccupante” o “da monitorare”: l’esito ha portato alla definizione di “preoccupante” e a ribattezzarla Omicron.
Del resto, scienziati sudafricani avevano già annunciato giovedì 25 novembre che nel Paese «era stata rilevata una nuova variante di Covid-19 con un numero “altissimo” di mutazioni e con un “potenziale di diffusione molto rapida”».
Intanto le case farmaceutiche sono al lavoro: il laboratorio tedesco BioNTech, alleato di Pfizer, si aspetta di avere disponibili «al più tardi tra due settimane» i primi risultati degli studi che consentiranno di determinare se la nuova variante rilevata in Sudafrica è in grado di sfuggire alla protezione del vaccino. Lo ha comunicato un portavoce dell’azienda, aggiungendo: «Abbiamo subito avviato studi sulla variante B.1.1.529» che «si differenzia nettamente dalle varianti già note perché presenta ulteriori mutazioni sulla proteina spike», caratteristica del virus Sars-Cov-2. «Pfizer e BioNTech si stanno preparando da diversi mesi ad adeguare il loro vaccino in meno di sei settimane e a somministrare le prime dosi entro 100 giorni», se una variante si dimostra resistente.
E Johnson & Johnson ha comunicato che sta già testando l’efficacia del suo vaccino contro la nuova variante del coronavirus. «Stiamo attentamente monitorando la nuova variante e stiamo già testando l’efficacia del nostro vaccino» ha comunicato la società.
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Ultimo aggiornamento
27 Novembre 2021, 18:12
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