Rapporto Crea Sanità: “Per 630 mila famiglie spese insostenibili. Ma il Ssn non può essere cambiato con la tecnocrazia. Così il Pnrr rischia di tradire le aspettative della popolazione”
Presentato oggi l’annuale relazione del Consorzio dell’Università di Tor Vergata.
Data:
20 Gennaio 2022
Presentato oggi l’annuale relazione del Consorzio dell’Università di Tor Vergata. Dall’impatto della pandemia sulle strutture al calo delle prestazioni, alle disuguaglianze in aumento passando per la mancanza del personale fino ad un’analisi dei bisogni dei cittadini e delle criticità dell’attuale forma del Pnrr che rappresenta “il vero fattore strategico per il futuro del SSN, nel senso di una grande opportunità, ma anche di un fattore di elevato rischio”. IL RAPPORTO
19 GEN – “Il PNRR è il vero strategico per il futuro del SSN, nel senso di una grande opportunità, ma anche di una opportunità di elevato rischio: una grande fattore perché è la prima, e forse unica, occasione per rilanciare gli del SSN che , per lungo tempo, sono stati “ridotti al lumicino”; ma anche un rischio, perché il buon esito degli investimenti dipende dall’avere elaborato una (corretta) visione sul futuro del SSN, sia in termini degli ammodernamenti/riforme di sistema necessari, sia in termini di obiettivi ultimi degli investimenti”. È questo l’allarme lanciato dal 17° rapporto Crea Sanità presentato oggi e che analizza l’impatto che ha avuto la pandemia sul Ssn e le aspettative che suscita il Pnrr che rischiano di essere disattese.
“Poca o nessuna attenzione è stata deputata a raccogliere i “desiderata” dei cittadini – si legge nel report – , nella pretesa, non scontata, che il SSN sia proprio in grado di coglierli e rappresentarli: in altri termini, si persegue il cambiamento, adottando una visione o comunque tecnocratica del SSN”.
“Il principale limite del PNRR – rileva il Crea – ci sembra “esterno”, ovvero quello di non avere sviluppato una visione capace di legare l’adeguamento dell’offerta alle esigenze della domanda, ovvero alle priorità espresse dalla popolazione, e alla natura disruptive delle innovazioni tecnologiche. Le priorità della partecipazione si dimostrano (o si confermano) essere tutte legate alle modalità di organizzazione/erogazione dei servizi e non sembra alla loro qualità: osservazione che ci possa qualità nella riforma del SSN. Come precedentemente argomentato, è necessario operare una “vera” transizione digitale del sistema sanitario per razionalizzare e cambiare i processi, in modo da dare risposta ai “colli di bottiglia” organizzativi e, in questo modo,
La sintesi
Finanziamento Sn: Nonostante gli aumentato ancora alto il gap con l’Ue
Nell’ultimo anno (2020/2019), malgrado l’accelerazione del finanziamento europeo, la crescita italiana è rimasto ancora inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla media europea . Se è decisamente apprezzabile lo sforzo, la spesa pubblica italiana rimane, di conseguenza, nettamente al di sotto della spesa media dell’Europa (a 14) con un gap di circa il 40% (ancora, seppure lieve, crescita rispetto all’anno precedente).
L’impatto del Covid sulle strutture e la mancanza di personale
Le politiche di spesa dalle esigenze di razionalizzazione della spesa, con la conseguente chiusura di strutture e posti letto, oltre che di blocco delle assunzioni, vanno anche alla luce dell’evento pandemico. L’analisi quantitativa ci dice che:
– siamo il Paese EU che fa minore ricorso all’ospedalizzazione (in rapporto alla popolazione)
– il minor ricorso al ricovero è stato accompagnato da una progressiva chiusura di posti letto, anche se con una significativa variabilità regionale
– i tassi di occupazione dei letti restano però in media su livelli che non sembrerebbero indicare un particolare rischio di stress sul lato dell’offerta… se non fosse che la distribuzione non è affatto omogenea: se i letti di terapie intensive, prima della pandemia, risultavano occupati sotto il 50%, risultava invece elevatissima l’occupazione dei posti delle pneumologie e nei reparti di malattie infettive, oltre che nelle medicine interne, ovvero nei reparti nominati in causa dal COVID
– in alcune discipline, più che i letti sono carenti gli organici… ma è del tutto evidente la mancanza di infermieri, anche confrontandosi con la media dei principali europei, quella di personale medico va riferita a particolari specializzazioni, in primis gli anestesisti e rianimatori.
Seppure con tutti caveat del caso, piuttosto che una generalizzata offerta di offerta, se non in specifiche aree e specializzazioni, sembra che si deve rimettere mano alla programmazione dell’offerta. Il rischio del permanere di ondate successive di concentrazione di ricoveri, indica che la soluzione ai di saturazione problemi registrati durante la pandemia sia da ricercarsi problemi nelle nuove forme di flessibilità organizzativa e redistribuzione dei posti letto, piuttosto che in diffusi incrementi dell’offerta attuale. Un’attenta pianificazione del sistema dal punto di vista degli ingressi di personale, anche alla luce delle previsioni sulle uscite future e sul ruolo che la tecnologia potrà giocare nell’imminente futuro, non è differibile. Purtroppo, la scarsa “flessibilità” del nostro sistema sanitario è evidente anche nella sua governance; basti analizzare l’esito dei meccanismi di stanziamento delle risorse destinate a fronteggiare il COVID (che, in prospettiva, va segnalato non essere particolarmente difformi da quelli con cui saranno allocate le risorse del PNRR), che ha portato ad una erogazione delle risorse in larga misura slegata dal dato di bisogno, almeno come riassunto dal numero di contagi.
La pandemia e le cure mancate
Senza pretesa di esaustività, la pandemia, in primo luogo, ci lascia in “eredità” una contrazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale del -56% (circa 33 mln. di ricette) nel periodo marzomaggio 2020 vs lo stesso periodo del 2019. I dati disponibili relativi al periodo gennaio-maggio 2021 sembrano portare le prestazioni ad un sostanziale riallineamento al 2019, con una ripresa del numero di ricette per prestazioni di specialistica, rispetto al 2020, mediamente pari al + 33%.
Purtroppo, dalle attuali, il recupero che si stava informazioni mettendo in atto ha subito di nuovo una battuta di arresto causate dalla quarta ondata; il, inoltre, ancora nasconde quello della contrazione dell’attività chirurgica, che con buona certezza è quella in cui sarà maggiormente difficile il recupero, a causa del collo della bottiglia contenente dalla personale e sale operatorie.
Il Covid ha aumentato le disuguaglianze
Il monitoraggio indica una crescente incapacità del sistema di welfare italiano di mettere in atto politiche equitative efficaci. Registriamo come le famiglie “meno abbienti” soffrano di un impatto crescente dei consumi sanitari sui loro bilanci.
Complessivamente, cure odontoiatriche e servizi diagnostici, si confermano le principali cause di “iniquità”. Seppure con lievi segnali di miglioramento, l’impoverimento continua a colpire oltre 410.000 famiglie, la catastroficità (spese rilevanti rispetto ai budget familiari) oltre 630.000 ed il disagio economico per cause sanitarie oltre un milione; le Regioni del Sud continuano ad essere le più colpite.
La pandemia in atto sicuramente ha impattato sui più fragili: per il prossimo anno ci si aspetta quindi un ulteriore peggioramento degli indicatori di equità, soprattutto di quello del disagio economico, a causa del fenomeno delle rinunce e/o di un possibile maggior ricorso da parte dei “meno abbienti” a strutture specialistiche private, dovuto alla sospensione delle attività non urgenti nelle strutture pubbliche.
Le insoddisfazioni dei cittadini
I problemi del SSN sono di natura organizzativa: in primis le liste di attesa (citata dal 38,9% dei rispondenti), ea seguire la difficoltà nel riuscire a prendere gli appuntamenti (35,6%). Con minore frequenza, sono richiamate le attese (inutili) negli studi medici/ambulatori (22,7%) ed il fatto di essere “rimbalzati” tra i vari uffici (20,0%).
Per la popolazione italiana il problema del SSN non è la qualità delle cure, che anzi sono un punto di forza dell’offerta pubblica, ma le liste di attesa e la farraginosità della gestione “amministrativa” (intesa come gestione delle liste di attesa, delle prenotazioni, ecc.)
La domanda proveniente dalla popolazione non è omogenea; essa esprime esigenze e aspettative abbastanza diverse, segmentandosi in primo luogo fra persone con titolo di studio alto e medio-basso, con le prime che evidentemente riescono ad “aggirare” meglio i problemi “amministrativi”
La fascia di popolazione con titolo di studio medio-basso si affida di più al MMG, di cui è soddisfatta, mentre i più istruiti (e di solito questo vuol dire anche i più abbienti) seguire percorsi che si intuisce siano in alternativi (cala la soddisfazione per i MMG e prevale quella generale per l’assistenza clinica, che si suppone quindi specialistica)
Il problema della disponibilità dei dati su internet (si pensi al Fascicolo Sanitario Elettronico(FSE)), non sembra essere un “problema della gente” , ma solo delle fasce più istruite
In alcune zone emerge un problema significativo di comfort alberghiero (Sud); in altre (Nord) sembra un problema superato, ed emerge l’esigenza di una gestione dell’assistenza rispettosa più dell’utenza, che eviti attese inutili e sia capace di concentrare l’erogazione delle diverse prestazioni
I rischi di una scarsa ‘vision’ del Pnrr
Certamente alcune domande, quale quella del FSE o dell’adeguamento sismico delle strutture ospedaliere, pur essenziali, sono aliene dalla percezione popolare. L’esigenza di un rinnovo del parco tecnologico non sembra essere percepita come una priorità dalla popolazione e, comunque, il valore delle tecnologie sembra solo della parte di popolazione più istruita e che vive nei centri di dimensione maggiore. Per quanto riguarda le Case di Comunità, poi, il rischio è che, a fronte della più volte citata segmentazione della domanda, il modello possa effettivamente rispondere alle esigenze di maggiore vicinanza senti però solo in alcune zone, quali quelle meridionali, e dalle fasce di popolazione meno abbienti, di solito residenti nei centri periferici: si può immaginare,
In altri termini, il rischio è che un posizionamento delle Case di Comunità basato sui bacini di utenza serviti, non copra le zone dove il bisogno è più sentito, concentrando le strutture in zone urbane, dove non sembrano esserci problemi di accesso. Il modello, basato su standard di offerta, potrebbe dover essere, quindi, adattato alle diverse “domande” che la popolazione esprime. Si conferma, anche nella survey, che il Sud parte da una situazione di svantaggio strutturale: la domanda è se basterà il vantaggio riconosciuto (a priori) al Meridione nel sistema di riparto dei fondi del PNRR, per ridurre in modo significativo le “distanze” ; anche in considerazione del fatto che, fra le priorità, non sembra espressamente citata quella degli investimenti per il comfort alberghiero in ospedale,
Ci sembra che PNRR non fornisca, allo stato attuale, indicazioni su come gli interventi previsti potrebbero aumentare a migliorare quegli aspetti organizzativi che sono la mancanza degli uffici principali del SSN secondo la percezione della popolazione: liste di attesa, prenotazioni, coordinamento, etc. In conclusione, il momento è cruciale per il Paese e, quindi, è doveroso raccomandare un impegno collettivo per non sprecare l’occasione delle risorse arrivate con il Next Generation EU. Riuscire ad elaborare il PNRR nei tempi ristretti disponibili è stato un sicuro successo, così evidente dalla sua approvazione europea. I tempi ristretti sono, probabilmente, anche la ragione di alcuni indirizzi assunti dal PNRR, che tendono a concentrare le risorse verso sono dove si ritiene possa essere possibile intervenire nei tempi,
Il principale limite del PNRR, però, ci sembra “esterno”, ovvero quello di non avere sviluppato una visione capace di legare l’adeguamento dell’offerta alle esigenze di una domanda ampiamente segmentata, ovvero alle priorità espresse dalla popolazione, e alla natura disruptive delle innovazioni tecnologiche. Le priorità della partecipazione si dimostrano (o si confermano) essere tutte legate alle modalità di organizzazione/erogazione dei servizi e non sembra alla loro qualità: osservazione che ci possa qualità nella riforma del SSN. Come precedentemente argomentato, è necessario operare una “vera” transizione digitale del sistema sanitario per razionalizzare e cambiare i processi, in modo da dare risposta ai “colli di bottiglia” organizzativi e, in questo modo,
19 gennaio 2022
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Allegati:
Il Rapporto Crea
Ultimo aggiornamento
20 Gennaio 2022, 21:49
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