Salute globale. Su aviaria “rischio basso ma è essenziale il monitoraggio”. Per il Covid resta “raccomandata la vaccinazione, specie dei più fragili”. Mpox è una “minaccia globale”. Il punto del direttore generale Ghebreyesus (Oms)
Il Direttore Generale dell’Oms nel corso di un briefing virtuale con i media ha tracciato lo stato dell’arte delle emergenze con le quali il mondo si sta confrontando.
Data:
14 Luglio 2024
Il Direttore Generale dell’Oms nel corso di un briefing virtuale con i media ha tracciato lo stato dell’arte delle emergenze con le quali il mondo si sta confrontando. Dall’Influenza aviaria al Covid passando per i focolai di Mpox in Africa. Non manca un passaggio sui conflitti in corso che stanno minando la salute delle popolazioni. In Ucraina registrati 1.885 attacchi all’assistenza sanitaria, che sono stati collegati a 157 morti e 435 feriti tra operatori sanitari e pazienti. A Gaza oltre 38 mila morti e più di 10 mila pazienti con necessità di evacuazione medica.
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Dall’Influenza aviaria “sotto stretta sorveglianza”, al Covid per il quale si “raccomanda che le persone nei gruppi a più alto rischio ricevano un vaccino entro 12 mesi dall’ultima dose”, al Mpox una “minaccia per la salute globale”, finoai conflitti in Ucraina, Sudan, Ciad e a Gaza,
Il Direttore Generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus nel corso di un briefing virtuale con i media ha tracciato lo stato dell’arte delle emergenze con le quali il mondo si sta confrontando.
Sull’influenza aviaria H5N1 ha ricordato Tedros Adhanom Ghebreyesus, gli Stati Uniti, la scorsa settimana, hanno segnalato un quarto caso umano di H5N1 a seguito dell’esposizione a mucche da latte infette. La Cambogia ha anche riportato due casi in bambini che hanno avuto contatti con polli malati o morti. “Per il momento – ha specificato – non è stata segnalata alcuna trasmissione da uomo a uomo, motivo per cui l’Oms continua a valutare il rischio per il pubblico in generale come basso. Tuttavia, la nostra capacità di valutare e gestire tale rischio è compromessa dalla limitata sorveglianza dei virus influenzali negli animali a livello globale. Capire come questi virus si stanno diffondendo e cambiando negli animali è essenziale per identificare eventuali cambiamenti che potrebbero aumentare il rischio di focolai nell’uomo o il potenziale di una pandemia”.
L’Oms invita quindi tutti i paesi a: rafforzare la sorveglianza e la segnalazione dell’influenza negli animali e nell’uomo; condividere campioni di virus influenzali con i centri di collaborazione dell’Oms e le sequenze genetiche di virus influenzali umani e animali con database accessibili al pubblico. Ancora, fornire protezione ai lavoratori agricoli che possono essere esposti ad animali infetti, accelerare la ricerca sull’influenza aviaria e incoraggiare una più stretta cooperazione tra i settori della salute animale e umana.
Il Direttore Generale Oms ha poi toccato il tema Covid: “Anche se continuiamo a studiare la diffusione dell’H5N1, continuiamo anche a studiare il Covid19, che uccide ancora una media di 1700 persone a livello globale ogni settimana. Tuttavia, i dati mostrano che la copertura vaccinale è diminuita tra gli operatori sanitari e le persone di età superiore ai 60 anni, che sono due dei gruppi più a rischio. L’Oms raccomanda che le persone nei gruppi a più alto rischio ricevano un vaccino Covid-19 entro 12 mesi dall’ultima dose”.
L’Mpox rimane anche una minaccia per la salute globale, con 26 paesi che hanno segnalato casi all’Oms questo mese. “L’epidemia nella Repubblica Democratica del Congo non mostra segni di rallentamento, con oltre 11mila casi segnalati quest’anno e 445 decessi, con i bambini i più colpiti. Il Sudafrica ha recentemente segnalato 20 casi di mpox all’Oms, inclusi tre decessi, i primi casi in quel paese dal 2022. I casi erano tutti uomini e la maggior parte si identificava come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Nessuno aveva segnalato alcuna storia di viaggi internazionali, il che suggerisce che i casi confermati sono una piccola percentuale di tutti i casi e che la trasmissione comunitaria è in corso”. L’Oms, ha aggiunto, sta supportando sia la RDC che il Sudafrica per rispondere a questi focolai, per condurre la sorveglianza, per coinvolgere le comunità colpite e per sviluppare strategie di immunizzazione per garantire la risposta più efficace.
Il Dg Oms ha poi toccato il tema del conflitto in Ucraina dove dall’inizio della guerra, l’Oms ha verificato 1.885 attacchi all’assistenza sanitaria, che sono stati collegati a 157 morti e 435 feriti tra operatori sanitari e pazienti.Ha poi puntando i riflettori sullo stato dell’arte nell’ospedale pediatrico nazionale Ohmatdyt di Kiev, gravemente danneggiato a seguito di una serie di attacchi aerei: “ Più di 600 bambini erano in ospedale quando è stato colpito. Due persone sono state uccise e 50 ferite, tra cui 8 bambini. Sessantotto bambini rimangono in cura negli edifici sopravvissuti e 94 bambini sono stati trasportati in altre strutture mediche a Kiev. I restanti bambini, che erano in ospedale per il trattamento programmato, sono stati esaminati e temporaneamente dimessi. Gli ingegneri biomedici dell’Oms stanno valutando i danni alle apparecchiature mediche per determinare cosa possiamo fornire per garantire la continuità delle cure. Forniremo anche forniture mediche agli ospedali che hanno ricevuto pazienti da Ohmatdyt”.
Focus anche sul Sudan, dove l’accesso ai servizi sanitari continua a essere gravemente limitato a causa dell’insicurezza e della carenza di medicinali, forniture mediche e operatori sanitari, e sulla grave situazione in Ciad, dove negli ultimi tre mesi, il numero di sfollati è aumentato di oltre il 45% a 12,7 milioni, di cui 10,5 milioni di sfollati interni e 2,2 milioni di sfollati nei paesi vicini.
In Sudan ha ricordato, quasi 15 milioni di persone hanno bisogno di assistenza sanitaria urgente, comprese le cure materne e neonatali, il trattamento per il cancro, il diabete e altre malattie non trasmissibili e la protezione da epidemie di colera, morbillo, malaria, dengue, meningite e altro ancora. Il rischio di carestia è in crescita, con oltre la metà della popolazione sudanese che affronta livelli di crisi di insicurezza alimentare, o peggio.
Infine, Gaza. Dall’inizio del conflitto nell’ottobre dello scorso anno, più di 38.000 persone sono state uccise, 88.000 ferite e circa 10.000 sono disperse. Oltre 10.000 pazienti hanno ancora bisogno di evacuazione medica per cure che non possono essere fornite a Gaza. E quasi l’intera popolazione di Gaza affronta alti livelli di insicurezza alimentare acuta: quasi uno su quattro rischia la fame e un altro su tre affronta la malnutrizione acuta. Allo stesso tempo, pochissimi rifornimenti stanno arrivando a Gaza. Per questo l’Oms chiede che “le restrizioni sui rifornimenti che entrano a Gaza siano immediatamente revocate”.
12 luglio 2024
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Ultimo aggiornamento
14 Luglio 2024, 08:38
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